STILL LIFE

Al teatro Carignano di Torino, questa sera mercoledì 18 alle 19.00, la lotta all’omofobia va in scena. Sì, va in scena.Non sto parlando della campagna di sensibilizzazione ad opera dell’associazione Quore, iniziativa alla quale, tra l’altro, il circuito Teatro Stabile di Torino ha già da tempo aderito.
La lotta all’omofobia lascia le sue sedi “classiche” come dibattiti politici, conferenze stampa, la quotidianità di ognuno di noi, per diventare la protagonista di STILL LIFE (2013) ultimo lavoro del duo Ricci/Forte.Invitati alla XIX edizione del Festival delle Colline Torinesi (dal titolo LE VITE DI TUTTI) Ricci/Forte questa volta ci chiamano ad interrogarci su quanto sia attuale e profondamente radicato il bisogno di lottare contro l’omofobia. Lo fanno con i loro mezzi migliori, spesso non veicolati dalla parola. Immagini che colpiscono dritto il bersaglio, azioni che ci mettono nello stato d’animo di provare a reagire, nella speranza che in noi sia rimasto ancora qualcosa che abbia la volontà di resistere, di sentire, di provare. Esporsi al rischio di farsi del male riconoscendosi in alcune delle situazioni proposte, senza un interfaccia “social” a proteggerci. Perché ritengo che sia importante vederlo? Perché credo che sia giunto il momento di rivalutare l’importanza del mezzo comunicativo del teatro al giorno d’oggi. E di farlo vedendo il lavoro di un ensemble in cui il mezzo espressivo per eccellenza diventa il corpo umano. Un corpo che parla di un sentire diverso. Lì ed ora. Forse nel tentativo di riscoprire una delle ragioni d’essere più fondanti dell’opera teatrale, un rituale collettivo che permetta di confrontarsi con impulsi passionali ed irrazionali presentati in un luogo pubblico affinché si giunga ad una sorta di esorcizzazione di massa.
Questa volta la lotta alla paura del diverso parla attraverso i corpi dei performers in scena, due donne (Anna Gualdo e Liliana Laera) e tre uomini (Giuseppe Sartori, Fabio Gomiero e Francesco Scolletta), che ci accompagneranno in questo viaggio presentato per la prima volta al Teatro Argentina a Roma in occasione della rassegna “Garofano Verde”, rassegna teatrale a tematica gay. Nata come una one-night, un evento quasi site-specific, la pièce ha avuto un riscontro talmente positivo tra pubblico e critica che gli ha permesso di toccare altre città italiane tra cui Udine, Bolzano, Bologna e Bari. Perché esiste una necessità, quella di sentirne parlare, di vederlo, cercando di non far finta che non sia un problema, una chance per tirare su la testa dalla sabbia.

Mattia Mele

0 commenti

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Sentitevi liberi di contribuire!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *