Diario del Pride – Giorno -6

Odio

Quanto odio mastichiamo ogni giorno nella nostra quotidianità. Questi giorni prima del Pride ne hanno visto di odio nelle piazze e nei campi. Odio mascherato da libertà di opinione, ma sempre odio rimane, non può avere altro nome.

Guardare il Family Day sui giornali o in televisione ha creato dapprima un senso di smarrimento e di fastidio: all’odio diventa facile rispondere con altrettanto odio. Poi ti calmi, rifletti, usi la testa ed usi il cuore e capisci soprattutto una cosa. Che sei dalla parte giusta della storia e che loro abitano il vasto campo della parte sbagliata. Non c’è un giudizio morale in questa riflessione, ma la semplice considerazione che il mondo evolve e cresce, mentre chi in questo momento fomenta l’odio rimane nel proprio steccato che la storia sta rendendo uno spazio sempre più angusto.

Ho smesso di condividere, ritwittare o commentare le esternazioni di questi reazionari, ho pensato che è dar loro soddisfazione. Leggo distrattamente i loro “editti” pensando che è giusto essere informati, ma andare oltre è sprecare tempo.

Lascio a loro l’urlo di dolore di chi soffre di una patologia tremenda: la convinzione che il mondo giri intorno a loro. E lo stesso dovremo fare tutti  noi il prossimo 27 giugno camminando per le strade di una Torino multicolore: sguardo dritto, schiena alta e sorrisi sui nostri visi. Più loro urlano odio, più noi vinciamo con il nostro amore. Più loro indicano la nostra strada come il male assoluto, più la nostra strada diventa un rettilineo verso i nostri diritti. Siamo tutti orgogliosi perché la storia è già dalla nostra parte. Ignorarli sarà già una vittoria.

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