Diario del Pride – Giorno -11

Fraternità (1)

Il Pride è un giorno di rivendicazione e di festa. Un insieme di cose differenti, ma che partono dallo stesso punto di origine: ribellione dalla discriminazione e dall’oppressione. Per questo è una giornata importante: la data non è stata scelta a caso, ma come tutte le date è un simbolo, il simbolo di una comunità che ha cominciato a ribellarsi ad ogni tipo di sopruso e di discriminazione.

Una comunità vasta, composita e multiforme. E’ costato anni di confronto, lavoro e sacrificio portare ad una visione unitaria questa comunità la cui sintesi sta in una sigla che usiamo spesso LGBTQI. Io non sono mai stato lesbica, non sono mai stato transessuale, non sono mai stato transgender, e così via per ognuna delle lettere che seguono. Sono semplicemente omosessuale (parola che nella sua pienezza mi piace molto più di gay, ma questo è solo un vezzo). Ma condivido il senso di fraternità che lega le mie battaglie ad ognuna di quelle lettere riportate nella sigla del nostro movimento: siamo sotto uno stesso cielo che ci accomuna per negazione di diritti, discriminazione e razzismo. Il senso del nostro movimento è quello di comprendere empaticamente quanto vivono gli altri e condividerne obiettivi e strumenti di lotta. E sottolineo l’importanza dell’empatia: “essa rappresenta la capacità di un individuo di comprendere in modo immediato i pensieri e gli stati d’animo di un’altra persona. L’empatia è dunque un processo: essere con l’altro” (cit. Wikipedia).

Quando sento commenti  omofobi, transofobi o “qualsiasicosafobi”  tra le persone del movimento LGBTQI comprendo perfettamente quanto il lavoro di crescita empatica del nostro movimento abbia ancora bisogno di tanto, ma tanto, davvero tantissimo lavoro.

Il prossimo 27 giugno, quando saremo tutti per le strade di Torino, proviamo a guardarci intorno, a cercare qualcuno che per esperienza, identità, modo di porsi sia il più possibile lontano da noi. Avviciniamoci a lui o lei e cominciamo a parlare, a mente ed a cuore aperti per cercare di capire perché siamo nella stessa piazza, nella stessa manifestazione, nello stesso giorno e nello stesso momento. Quel giorno diamo ancora più senso al nostro Pride, rendiamola una giornata in cui “empaticamente” proviamo a comprendere l’altro ed a riconoscerlo in noi stessi anche per le sue differenze. Pensateci: è quello che faranno le migliaia di eterosessuali che scenderanno in piazza con noi, perché nel loro percorso di vita hanno compreso che anche loro fanno parte della nostra comunità, la comunità di chi si batte per un valore assoluto nel quale tutti possono riconoscersi, il diritto ad  essere se stessi…

Il 27 giugno abbiamo un’altra occasione per essere sempre più orgogliosi di ciò che siamo… quest’occasione si chiama riconoscere il valore della fraternità!

 

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