Diario del Pride – Giorno -10

Fraternità (2)

Ognuno di noi conosce la violenza. Conosce la discriminazione. Ognuno di noi ha nella sua vita vissuto almeno una volta sulla sua pelle cosa la propria condizione può produrre. Da qui nasce la storia del Pride, da qui nascono le battaglie che ognuno di noi, ogni giorno, in grando o in piccolo combatte.

Volenti o nolenti ognuno di noi è un lottatore. Da quando abbiamo accettato la nostra condizione, il nostro orientamento, la nostra identità, insomma da quando abbiamo accettato noi stessi per ciò che siamo abbiamo cominciato a guardare intorno il nostro mondo. Abbiamo tutti scoperto che esiste chi non ci rispetta, tutela, ama per ciò che siamo. Omofobia, xenofobia, razzismo, sessismo. Quante parole per descrivere una condizione sola: odio!

Noi abbiamo imparato a riconoscere l’odio rivolto verso di noi, in piazza e con le nostre azioni quotidiane lo combattiamo. Ma se ci fermiamo a combattere solo il nostro di odio allora anche in questo caso la nostra battaglia è già persa. Perché l’odio che fermeremo noi si rivolta contro un altro diverso, un diverso da noi. Se non riconosciamo nelle battaglie degli altri il nostro stesso bisogno, allora siamo già sconfitti. Mai come in questi giorni ognuno di noi deve imparare a riconoscersi negli altri, anche e soprattutto fuori dal movimento LGBTQ: io sono donna, io sono migrante, io sono rom, io sono musulmano, io sono ebreo, io sono diversamente abile, io sono chiunque in questo mondo viene perseguitato per ciò che è. La fraternità nella lotta è la forza che ci permette di avanzare e di non retrocedere mai.

Pensateci bene quando per le strade di Torino il prossimo 27 giugno, perché mentre cammineremo, danzeremo e dimostreremo il nostro orgoglio, qualsiasi passo avanti riusciremo a fare, lo faremo anche per chi aspetta asilo seduto su uno scoglio, per qualcuna che ha perso il lavoro “perché rischia di rimanere in cinta”, per qualcuno “che puzza”. Se ti discriminano per ciò che sei, per la tua condizione, per dove sei nato o per come sta il tuo fisico, allora sei mio fratello, ed ogni passo che faccio è anche per te.

Prima di tutto vennero a prendere gli zingari, e fui contento, perché rubacchiavano. Poi vennero a prendere gli ebrei, e stetti zitto, perché mi stavano antipatici. Poi vennero a prendere gli omosessuali, e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi. Poi vennero a prendere i comunisti, e io non dissi niente, perché non ero comunista. Un giorno vennero a prendere me, e non c’era rimasto nessuno a protestare“.

B. Brecht

 

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